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Guardia di Finanza: sequestrati 1.300 motoveicoli e ricambi marchiati “Made in Italy” che erano stati prodotti in Asia

Di Alessandro Margottini               

Torino. Più di 1.300 motoveicoli e circa 13.000 ricambi per motocicli, tutti riportanti simboli tipici del “Made in Italy” ma in realtà prodotti e successivamente importati dall’Asia.

Un’autopattuglia del Gruppo Pronto Impiego di Torino

Questi articoli sono stati sequestrati dai finanzieri del Comando Provinciale di Torino – Gruppo Pronto Impiego, i quali hanno così cautelato merce avente un valore commerciale che, al dettaglio, supera i 14 milioni di euro.

Al notevole sequestro i “baschi verdi” della GDF torinese sono arrivati dopo una mirata attività info-investigativa, condotta sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica.

L’attività in cronaca, più nel dettaglio, ha preso spunto dai continui servizi di controllo economico del territorio, ed è stato proprio nel corso di uno di questi che i militari hanno notato la presenza di poco noti motoveicoli ma con in bella vista colori e simboli della bandiera italiana.

I conseguenti riscontro eseguiti su quanto precedentemente notato in strada, hanno tuttavia consentito di accertare come la produzione di quegli stessi motocicli fosse avvenuta nei distretti industriali dell’Estremo Oriente, mentre la loro importazione in Italia era avvenuta utilizzando semplici imballaggi privi di qualsivoglia indicazione sulla loro origine extra-Ue.

A questo punto gli investigatori sono dunque passati alla ricostruzione della relativa filiera distributiva, individuando in provincia di Pavia un deposito, gestito da un cittadino cinese, al cui interno hanno rivenuto e sequestrato il non piccolo quantitativo di moto e pezzi di ricambio, tutti pronti per essere commercializzati con l’inconfondibile simbolo del tricolore italico.

Per il titolare dell’azienda si profila ora un procedimento giudiziario del quale sarà chiamato a rispondere di frode in commercio e vendita di prodotti industriali con segni mendaci in violazione alla specifica normativa di settore a tutela del Made in Italy, ferma restando la presunzione di innocenza che gli va al momento riconosciuta fino a compiuto accertamento delle proprie responsabilità penali.

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